
"Mattatoio n. 5
o La crociata dei bambini"
di Kurt Vonnegut
Billy Pilgrim è stato in guerra, la Seconda Guerra Mondiale, ed è stato fatto prigioniero dai tedeschi. La prigionia si consuma nel rifugio scavato sotto un mattatoio, vicino a Dresda, città che verrà bombardata e rasa al suolo. Billy Pilgrim assiste a questo triste e indescrivibile scenario, riuscendo a sopravvivere al bombardamento e alla guerra.
Ma Billy Pilgrim è anche un uomo con la straordinaria capacità di viaggiare nel tempo e di tornare a momenti passati della propria vita o vedere quelli futuri. Viene anche rapito dagli alieni, che lo porteranno sul pianeta di Tralfamadore, dove sarà esposto in uno zoo.
La fantascienza, però, è solo un pretesto, una scusa per parlare di un accadimento terribile e indescrivibile come la guerra. Una sorta di mossa Kansas City, con cui ci viene chiesto di guardare a sinistra mentre tutto ciò che c’è di importante si trova a destra: la guerra è un avvenimento talmente sconcertante che solo guardandola con la coda dell’occhio siamo in grado di tollerare ciò che vediamo.
Mattatoio n. 5 è un libro contro la guerra, contro la sua mitizzazione, contro l’idealizzazione dell’eroismo e delle medaglie al valore. Ci mostra chi è davvero a combattere sul fronte: ragazzini dalle gote rosse, che dappertutto dovrebbero stare tranne che lì ad uccidersi a vicenda.
Mattatoio n. 5 si schiera contro le produzioni cinematografiche che fanno della guerra un’epopea da ammirare, che mostrano uomini forti e maturi nel ruolo di soldati quando quel ruolo, nella guerra vera, spetta a dei bambini.
Vonnegut ci parla dell’ineluttabilità della vita, dell’assenza di qualunque perché che possa spiegare l’andamento dell’esistenza.
“Una tipica domanda da terrestre”, dicono i Tralfamadoriani. “Perchè proprio lei? Perché proprio noi, allora? Perché qualsiasi cosa? Perché questo momento semplicemente è […] Non c’è nessun perché”
E’ il manifesto della mindfulness, quella particolare meditazione di consapevolezza che ci invita a stare nel momento presente, osservando quello che c’è invece che proiettarci in altre dimensioni e in altri tempi, come Billy Pilgrim è abilissimo a fare con i suoi viaggi nel tempo.
"I terrestri sono bravissimi a spiegare le cose, a dire perché questo fatto è strutturato in questo modo, o come si possono provocare o evitare altri eventi. Io sono un tralfamadoriano, e vedo tutto il tempo come lei potrebbe vedere un tratto delle Montagne Rocciose. Tutto il tempo è tutto il tempo. Non cambia. Non si presta ad avvertimenti o spiegazioni. E’, e basta. Lo prenda momento per momento e vedrà che siamo tutti, come ho detto prima, insetti nell’ambra"
E’ così che prende forma il mantra Vennogutiano: così va la vita. So it goes.
Le cose vanno così e basta. Anche quando sono incomprensibili. Soprattutto quando sono incomprensibili.
Con ciò non si viene chiamati a un atteggiamento di arrendevolezza, tutt’altro. Fuggire con la mente da ciò che è stato non serve se non a correre il rischio di ripeterlo. Ciò che serve è rimanere, e guardare in faccia ciò che resta. Sulla parete dell’ufficio di Billy Pilgrim è appesa una preghiera che recita:
"Dio mi conceda la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare quelle che posso e la saggezza di comprendere sempre la differenza"
Vonnegut si rende conto della portata dei temi che propone e l’unico modo che ha per affrontarli, o forse per renderli digeribili ai suoi lettori, è quello di un tono ironico e beffardo, che quasi si prende gioco dell’umana illusione di poter controllare sempre l’andamento delle cose.
Così va la vita. So it goes.
Che lo vogliamo o no.
Accettarlo è l’unico modo per vivere meglio.
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