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Intimità blu

Immagine del redattore: Claudio PederzaniClaudio Pederzani

"Norwegian wood - Tokyo blues" di Murakami Haruki


E' un libro che può fare male. Questa è la prima cosa da sapere prima di entrarci.

E’ una lunga sonata di piano al chiaro di luna di una notte limpida, là dove non rimane più nessuno, là dove tutto ciò che resta è natura, suoni, vento.

E’ un libro che fa sbattere i pugni sul tavolo per la rabbia e per il dolore, e che fa mancare il fiato per la sua dolcezza e la sua nostalgia. E che fa ingoiare la saliva per le possibilità mancate e per poco assaporate.

Watanabe è un ragazzo che viaggia verso il termine della propria adolescenza, e in questo viaggio incontra poche persone, le quali hanno però un forte ascendente su di lui. E’ come se fosse attratto dalle loro diverse gravità, ognuna con la sua forza inconfondibile.

Naoko Kizuki Midori Reiko Nagasawa Hatsumi Sturmtruppen.

Watanabe è come un pianeta che giri avvicinandosi a ciascuno di loro, entrando in profondità in ciascuno di loro, per tirare fuori e poi mettere dentro di sé qualcosa di ciascuno di loro. E a volte accade che la gravità sia talmente forte da rimanere incollato ad alcuni di loro, senza riuscire a scegliere quale tenere accanto a sé. E quando qualcuno se ne va, lasciando in questo mondo un tavolo da biliardo o qualche vestito, un pezzo di Watanabe se ne va con loro. La sua lotta è quella di rimanere di qua, tra i vivi, vicino a quelli fatti di carne e di ossa e di sangue. Come se la morte fosse parte intrinseca del suo essere, come se vivesse inspirandola nei polmoni come una finissima polvere, come se per lui l’inerzia della vita non fosse quella di andare avanti, come se continuare a vivere non fosse qualcosa di naturale ma qualcosa a cui dover pensare.

Murakami ci fa viaggiare dentro Watanabe, in un mondo interno fatto di inquietudine, e indecisione, e curiosità, e sincerità, di dolce trasporto, come le foglie mosse dal vento, senza decidersi veramente dove posarsi e fermarsi.

Il suo interno è blu, o almeno così è come mi arriva, nonostante la copertina rossa. Un blu fermo che quasi manca il respiro. Non un'apnea thrilling, quanto un silenzio ovattato fatto di passività, indecisione e impossibilità, fino alla risoluzione finale: la crescita, al cui interno trova finalmente spazio la scelta di Watanabe, per quanto inconsapevole.

Quello di Watanabe è un mondo fatto di parti troppo dolorose per poter essere tollerate, accettate, digerite. Un mondo in cui ci si ritrova in un posto all’improvviso, senza sapere bene come ci si sia arrivati. In cui alle persone capita di sentirsi staccate da quel che sta intorno, in cui bisogna trovare qualcosa per poter tenere insieme una vita i cui pezzi andrebbero altrimenti da tutte le parti. Un mondo fatto di incomunicabilità, in cui la mente è annebbiata.

Un mondo di confusione, di nodi alla gola, di coscienze intorpidite, di paludi interiori.

Questa la chiamiamo dissociazione, e credo che sia Watanabe sia Naoko abbiano delle parti dissociate in cui mettere qualcosa che non può essere detto, perché intollerabile.

Anche se loro sceglieranno strade diverse.


Un libro che ci parla di un processo di crescita interiore attraverso il compimento di una scelta.

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