
John Steinbeck - Furore
“Furore” è la storia della famiglia Joad e del suo esodo verso l’Ovest, la California, alla ricerca di condizioni di vita migliori dopo essere stati espropriati della loro terra, ormai sommersi dai debiti e in mano alla banca. Durante il loro viaggio, a bordo di un camioncino scalcagnato e sferragliante, i Joad incontrano numerose umanità, ciascuna con le proprie speranze, frustrazioni, fatiche, disperazioni e illusioni. Esattamente come i Joad.
Pubblicato nello stesso anno di “Chiedi alla polvere” di John Fante (1939), potrebbe avere il medesimo titolo.
E infatti. Chiedilo alla polvere come vivono coloro che sono costretti ad abbandonare le proprie case e la propria terra - non idealisticamente intesa come patria, ma come terra che dà frutto e quindi vita.
Chiedila alla polvere l’umanità di questa gente e la crudeltà di chi li vede arrivare.
Chiedilo alla polvere, alle sue tempeste che distruggono i campi rendendoli meno produttivi di un tempo, incapaci di generare gli stessi raccolti. E allora chiedilo a chi le ha causate, quelle tempeste. La natura, certo. Ma la natura dà solo risposte. Risponde con la polvere ad anni di sciagurate politiche agricole, tese al profitto più che alla cura della terra. E alla fine la terra si ribella. Ma l’uomo non si arrende, continua a coltivare perché è l’unica vita che ha, e allora contrae debiti e le banche si appropriano delle loro terre, mezzadri degli Stati Uniti centrali. E alla fine gliele espropria. Ci manda i trattori, più efficienti ed efficaci. E i mezzadri non servono più, sono costretti ad andarsene. Vanno verso l’Ovest, verso la California di Arturo Bandini. Sono loro gli uomini sradicati, come fiori nel cemento, di cui ci parla Fante nel suo “Chiedi alla polvere”. Uomini in cerca di una vita migliore, disposti a fare qualsiasi lavoro. Ma ieri come oggi, noi esseri umani fatichiamo ad accettare il nuovo, ad accettare il diverso. Ad accettare la povertà, specchio di qualcosa che non tolleriamo possa accadere anche a noi. E alcuni non lo fanno nemmeno lo sforzo di comprendere: è più semplice additare, etichettare, emarginare.
“Furore” è una storia di umana disperazione, di aiuto, di unità. Tom, protagonista del libro, assume quasi le sembianze di un cristo nella sua immensa umanità, sacrificandosi per il bene della famiglia e lottando per tutti i disperati come loro. Ed è una storia contemporanea, in cui “la gente comoda nelle case asciutte provò dapprima compassione, poi disgusto, infine odio per la gente affamata”.
Lo chiamano il Grande Romanzo Americano. Io credo che sia il Grande Romanzo dell’Umanità. E la scena finale è di un’umanità commovente e sconvolgente. Una cacofonia emotiva tra l’immensità di ciò che l’uomo fa e la rabbiosa ingiustizia della condizione in cui si ritrova costretto a vivere.
In fondo, quel che succede oggi, 2019, non è poi tanto diverso da quello che succedeva allora, 1939.
Chiedilo alla polvere. Chiedilo a Steinbeck.
Ma non chiederlo a Salvini.
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